Critica

“Il colore tocca l’anima dello spettatore”

Giugno 2013

Le porte della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia si apriranno per ospitare le opere di un pittore che ormai da anni vive ed opera nella nostra città. Si tratta di Paride Bianco, veneziano di origine, ma livornese d’adozione. L’artista avrà l’onore di vedere esposti alcuni suoi quadri a Palazzo Merati, nel Padiglione del Museo M.A.C.I.A. sotto il patrocinio dell’Ambasciata della repubblica di Costa Rica, in occasione della 55esima edizione della Biennale d’Arte, evento di grande richiamo, che si terrà a Venezia dal prossimo 1 giugno al 24 novembre.

 

Le opere, di genere astratto, evidenziano una particolare attenzione  nella scelta di colori che si esaltano l’un l’altro raggiungendo, anche grazie agli effetti ottenuti per mezzo del frottage, giochi di luce assolutamente inusuali. “La valenza comunicativa del colore è quello a cui tento di arrivare in ogni mia opera.” spiega il pittore, “Il colore è un mezzo linguistico di grande forza, capace di toccare l’anima dello spettatore e lasciare in lui qualcosa che vada al di là di una facile riconoscibilità di forme convenzionali.” E’ chiaro, a questo punto, che per Bianco la forma si limita ad essere soltanto un involucro esteriore limitante e che il superarla, attraverso la frammentazione, diviene un imperativo al quale la sensibilità di un artista deve assolutamente uniformarsi. Non è difficile da capire che alla base di certi concetti c’è anche lo studio di  grandi filosofi, da Chomsky a Ulmann, da Benjamin a Popper, ma è grazie a Benveniste per il quale “la realtà di un oggetto non è separabile dal metodo impiegato a definirlo” che la visione pittorica di Paride Bianco trova il suo più originale modo di essere. E’ proprio sotto l’effetto di certe letture che Bianco si è trovato a dover riflettere, a rivedere l’impostazione scolastica di un concetto più tradizionale  di luce, anche arrivando a creare metodi nuovi per fabbricare personalmente i colori  e mesticare le tele, privilegiando l’uso di lacca sciolta in alcool e di colle vegetali come la resina di pino.

“Nei miei lavori astratti- aggiunge Bianco- tutto il frottage viene riscattato da un’operazione stilistica segnata dal piacevole, dal bello. Tutto ciò, però, in conformità con l’esperienza di un vero fatto di forme e contenuti che ogni artista è in dovere di praticare come palestra.” Si tratta , quindi, di partire da forme compiute, farne proprie le linee  e i colori essenziali e, partendo da questo, impostare il proprio lavoro fino a raggiungere quella che può definirsi una sorta di armonia soddisfacente. Un’artista importante nella nostra città, insomma, le cui opere non solo saranno a breve presenti alla Biennale di Venezia, ma andranno anche oltreoceano. A marzo, infatti, il pittore volerà in California per una personale nell’importante museo Italoamericano di San Francisco che si terrà fino a luglio

Diletta Fallani

DEA MADRE TERRA