DEA MADRE TERRA

I SOGNI DI NOSTRA MADRE TERRA

(…) Alcuni critici vedono questi lavori (oltre 500) intensamente lirici ed originali e sostengono che Paride Bianco sia un prosecutore delle “Piste di sogno 2” di Kandinsky. Altri vedono l’inconscio le strutture, il vigore, i colori giustapposti e sostengono che Paride sia l’erede autentico del grande futurista Boccioni.

Mentre le opere di  Paride Bianco hanno determinate affinità con questi modernisti, l’intento dell’artista va oltre le considerazione tautologiche del linguaggio critico, creando, o meglio ricreando il linguaggio mistico dei sogni. Le emozioni potenti e spesso sconosciute, generate dalla serie dei “Sogni della Madre Terra” possono essere soddisfacentemente capite permettendo alle immagine stratte di lavorare sull’inconscio. Queste sensibilità complicate sembrano essere simultaneamente nuove e vecchie, moderne e primitive, ma nessuna di esse ha la familiarità. Non vediamo archetipi di Jung, nessun simbolismo di Freud. Non ci sono treni, nessun tunnel, nessuna caduta o corsa all’infinito (…). E la “madre” del titolo? Nessuno la riconoscerebbe la propria madre in questi dipinti. Non potete trovarvi queste sensibilità perché la “Madre” del titolo è Gaia, la Madre Terra, e questi sono i suoi sogni.

La tecnica da lui usata unisce la volontà cosciente alla volontà latente (…) i dipinti trattengono il carattere di Gaia e le intuizioni che emergono liturgie della terra. L’artista cosciente introduce il colore, la forma e abbellimenti improvvisati. Dalla sua ciotola di colori, la cui famiglia ne è proprietaria da oltre 500 anni, dona acqua, luce e fuoco ai sogni. Ne scaturiscono colori così brillanti e rivoluzionari da immobilizzare lo spettatore. Queste combinazioni non sono mai state viste prima nella storia dell’arte. “I Sogni della Madre Terra” di Paride Bianco sono un coraggioso e magico modernismo che raggiunge gli obiettivi con tale bellezza che il messaggio dell’artista rispecchia l’esperienza emotiva dello spettatore.

Questi sono i suoi sogni; lasciamoli venire.

Lawrence Johns 2001